Centro Mater Divinae Gratiae
  • Home
  • La casa
  • News
  • Archivio Eventi
  • Contatti
Home / Liturgia / Domenica 14 settembre 2025

Domenica 14 settembre 2025

11 Settembre 2025
Liturgia
0

 

Esaltazione della Santa Croce

 

Nm 21,4-9  Sal 77  Fil 2,6-11  Gv 3,13-17

 

 

Spunti di riflessione

Festa dell’Esaltazione della Croce, in cui il cristiano tiene insieme le due facce dell’unica evento: la Croce e la Pasqua, la croce del Risorto con tutte le sue piaghe, la risurrezione del Crocifisso con tutta la sua luce. Parafrasando Kant: «La cro­ce senza la risurrezione è cieca; la risurre­zione senza la croce è vuota».
Dio ha tanto amato. È questo il cuore ar­dente del cristianesimo, la sintesi della fe­de: «Dove sta la tua sintesi lì sta anche il tuo cuore» (Evangelii Gaudium 143). «Noi non siamo cristiani perché amiamo Dio. Siamo cristiani perché crediamo che Dio ci ama» (L. Xardel). La salvezza è che Lui mi ama, non che io amo Lui. L’unica vera ere­sia cristiana è l’indifferenza, perfetto con­trario dell’amore. Ciò che sventa anche le trame più forti della storia di Dio è solo l’in­differenza.
Invece «amare tanto» è cosa da Dio, e da ve­ri figli di Dio. E penso che ogni volta che u­na creatura ama tanto, in quel momento sta facendo una cosa divina, in quel mo­mento è generata figlia di Dio, incarnazio­ne del suo progetto.
Ha tanto amato il mondo: parole da ripe­tere all’infinito, monotonia divina da inci­dere sulla carne del cuore, da custodire co­me leit-motiv, ritornello che contiene l’es­senziale, ogni volta che un dubbio torna a stendere il suo velo sul cuore.
Ha tanto amato il mondo da dare: amare non è una emozione, comporta un dare, ge­nerosamente, illogicamente, dissennata­mente dare. E Dio non può dare nulla di me­no di se stesso (Meister Eckart).
Dio non ha mandato il Figlio per condan­nare il mondo, ma perché il mondo sia sal­vato per mezzo di lui. Mondo salvato, non condannato. Ogni vol­ta che temiamo condanne, per noi stessi per le ombre che ci portiamo dietro, siamo pa­gani, non abbiamo capito niente della cro­ce. Ogni volta invece che siamo noi a lan­ciare condanne, ritorniamo pagani, scivo­liamo fuori, via dalla storia di Dio.
Mondo salvato, con tutto ciò che è vivo in esso. Salvare vuol dire conservare, e niente andrà perduto: nessun gesto d’amore, nes­sun coraggio, nessuna forte perseveranza, nessun volto. Neppure il più piccolo filo d’er­ba. Perché è tutta la creazione che doman­da, che geme nelle doglie della salvezza.
Perché chiunque crede in lui non vada per­duto, ma abbia la vita eterna. Credere a questo Dio, entrare in questa dinamica, la­sciare che lui entri in noi, entrare nello spa­zio divino «dell’amare tanto», dare fiducia, fidarsi dell’amore come forma di Dio e for­ma del vivere, vuol dire avere la vita eterna, fare le cose che Dio fa’, cose che meritano di non morire, che appartengono alle fibre più intime di Dio. Chi fa questo ha già ora, al presente, la vita eterna, una vita piena, rea­lizza pienamente la sua esistenza.

 

Commento a cura di p. Ermes Ronchi

 

 

Share this:
  • Facebook
  • Twitter
  • Pinterest
News Precedente
Cerca
Parole Chiave
Angelo Reginato Arnoldo Mosca Mondadori Attinger Cocchetti don Luigi Verdi don Mario Neva don Rossano Sala esercizi GardArt Lidia Maggi missioni p. Gruber Romena sr Marisa Mariotti
Il Logo

MDG a sfondo è la sigla del Centro di Spiritualità dedicato a Maria, Madre di Gesù Divina Grazia. La sigla è evidenziata dal blu, colore della verità.  All’interno delle lettere DG è inserito un cerchio il cui nucleo è blu e l’esterno rosso arancio, colore irradiante vita. È simbolo della persona formata da tre dimensioni: spirito, anima, corpo. In essa abita lo Spirito Santo: Amore di Dio. La vita spirituale ha dunque la sua origine in Lui che agisce dal di dentro della persona e si manifesta all’esterno, nel vissuto.

Copyright © 2019 Mater Divinae Gratiae. Privacy Policy | Cookie Policy
Resta aggiornato sulle nostre iniziative