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Domenica 21 febbraio 2021

20 Febbraio 2021
Liturgia
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I  Domenica di Quaresima – anno B

 

Gen 9,8-15  Sal 24  1Pt 3,18-22  Mc 1,12-15

 

 

Spunti di riflessione

Il deserto è necessario. Occorre a ciascuno fare esperienza di quello spazio d’ombra in cui, maledettamente soli, si è chiamati a decidere da che parte stare. Un tempo in cui tutto si riduce all’essenziale, dove non è più dato fuggire, si è messi con le spalle al muro e, rimanendo piantati lì, affondare le radici a terra per cominciare finalmente a crescere.

“Quando vi ritrovate con le spalle al muro, rimanete immobili e mettete radici come gli alberi, affinché da una fonte più profonda non arriva la chiarezza che vi permette di vedere oltre quel muro” (Carl Gustav Jung).

Il deserto è l’altro nome della crisi. Questo termine ha un etimo interessante: passare al vaglio perché alla fine rimanga solo ciò che conta.

«Nella vita ho raggiunto la certezza che le catastrofi servono a evitarci il peggio. E il peggio è proprio aver trascorso la vita senza naufragi, è essere sempre rimasti alla superficie delle cose. Non essere mai stato scaraventato in un’altra dimensione. L’autunno, spogliando i rami, lascia vedere il cielo».(Christiane Singer)

Solo perché impariamo a stare con le nostre ‘bestie selvatiche’, quelle interiori, possiamo sperimentare angeli che ci servono. Solo dando un nome, abbracciando, addomesticando – senza il bisogno di uccidere – i nostri mostri interiori, possiamo fare esperienza di cielo.

«Se i miei demoni mi lasciano, temo che anche i miei angeli se ne andranno» (Rainer Maria Rilke).

Dentro un uragano esiste un punto di pace, di quiete, in cui niente si muove. Bisogna non fuggire, avere il coraggio di restare lì, resistere e trovare quel punto. Perché se lo si trova la vita si rovescia, e quella situazione nella quale sentivamo di perderci, in realtà ci permetterà di ritrovarci, ma in un luogo diverso, con un punto di vista nuovo.

Il deserto, la crisi, una vita interiore adulta, non contribuirà a cambiare il mondo in cui ci si trova, ma trasformerà noi, i nostri occhi e il nostro cuore per vedere e percepire quel mondo in maniera diversa. Abitabile e possibile.

 

Commento a cura di don Paolo Scquizzato

 

 

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